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Dizionario Teatrale

Le voci più o meno note che descrivono tutte le sfumature del teatro.

Per meglio comprendere quest'arte.

AUTORE TEATRALE

o autore drammatico, drammaturgo
(voce curata da Pasquale Calvino)

“Un testo è una storia strutturata e unificata, comica o drammatica, completa di un inizio, di una parte centrale, e di una fine, che esprima la passione e la visione della vita dell’ drammaturgo, che mostri i conflitti che si sviluppano conducendo verso un climax(punto di soluzione decisivo) e che tratti con personaggi dimensionali dotati di forti emozioni, bisogni, traguardi che possano motivare le proprie azioni. E’ costruito con una serie di eventi plausibili e probabili, scritto per essere rappresentato e pronunciato mediante dialoghi e azioni oltre che attraverso silenzi e non azioni, agito da attori da un palco verso un pubblico che è presente per credere agli eventi a cui sta assistendo”. ( L. Patron)
Secondo Keir Elam l’ aggettivo “drammatico” è riservato a una relazione tra l’ autore e il lettore, mentre l’ aggettivo “ teatrale” alla relazione attore-pubblico.
Personalmente credo che sia più giusto, per etimo e praticità dire: “autore teatrale”, “autore cinematografico”(soggettista, sceneggiatore), “autore musicale”…piuttosto che drammaturgo (v. Dramaturg e i vari significati) o “autore drammatico” (Drama= azione).
Anche l’ autore cinematografico è uno scrittore di “azioni” e quindi è autore drammatico e/o drammaturgo?
Infatti, a mio parere,i vari significati dell’ aggettivo “drammatico” danno luogo a molte confusioni: L’ “autore drammatico” è un autore di teatro o un autore di forte intensità emotiva ?
Quali sono le differenze tra “scrittura teatrale o drammatica” e “ scrittura scenica” ? Su qualche dizionario si trova “ scrittura teatrale” ma in nessuno(escluso i dizionari e enciclopedie del teatro) si trova “ scrittura scenica”
La scrittura teatrale o drammatica” è il “testo teatrale letterario”, quello che rimane immutato nel tempo (Moliere, Goldoni, Pirandello…), la “scrittura scenica” era e dovrebbe ancora essere il copione degli attori che serve per le prove e che porta le note e le modifiche del regista e che man mano, si accresce, ma secondo altri autori più moderni è l’ Arte Scenica ,l’ arte del regista , la messinscena, la ricerca estetica … (vedi bibliografia)
Ci sono molti libri sulla materia ma non essendovi definizioni molto precise e accettate da tutti, molte persone usano questi vocaboli con significati diversi.
Non vogliamo addentrarci in complessi problemi di Teatrologia e Semiotica Teatrale e quindi passiamo al pratico:

Quali possono essere i compiti di un autore teatrale:
1)Scrivere un testo originale
2)Adattare e riscrivere per il teatro un testo narrativo, cinematografico, poetico…
3)Tradurre e adattare un lavoro di lingua straniera.
4)Attualizzare, rielaborare, riscrivere un testo teatrale di altra epoca.
5)Insegnare in un laboratorio di “scrittura creativa”
6)fare consulenza teatrale e letteraria(dramaturg) per registi, compagnie...

Un testo teatrale scritto cento, duecento anni prima di una data messa in scena si presta anche ad essere adattato da un autore contemporaneo o dal regista ma è più difficile che un testo teatrale , quando sia vivente l’ autore si presti, salvo rare e motivate eccezioni, ad essere adattato da altri.
Giustamente Manlio Santanelli afferma : “… Come può concepirsi, mi chiedo, che già sul nascere esso(testo teatrale N.d.R.) possa essere manomesso, tenendo poi conto che viviamo in un paese dove l’ editoria teatrale è pressoché inesistente, e dunque è impervio risalire alla fonte. Il pubblico non avendo letto in precedenza il testo originario, si trova davanti a uno spettacolo di cui non sa, né può valutare il prodotto dell’ autore in rapporto alle modifiche, in meglio o in peggio, apportatevi dal regista. Siffatto atteggiamento che mal cela una evidente smania di protagonismo, una voglia di appropriarsi di un testo altrui su cui imporre la propria impronta digitale, a mio parere è negativo in quanto annulla quella salutare distanza che dovrebbe esserci tra il testo e lo spettacolo. Così agendo si finisce per non poter valutare né lo spettacolo né il testo.

CONSIGLI PER SCRIVERE UN TESTO TEATRALE
1) Il primo consiglio che si può dare ad un esordiente autore teatrale è quello di leggere molti autori classici: Pirandello, Goldoni, Eduardo, Moliere, Shakespeare …e anche i più importanti autori viventi(Luigi Lunari, Manlio Santanelli,Enzo Moscato…).
2) Tradurre un testo teatrale da una lingua ad un’ altra.
3) Drammatizzare(o teatralizzare)un testo letterario(racconto, romanzo...)in forma teatrale.
4) Riscrivere con un particolare adattamento(in chiave comica, tragica, psicologica, sociale…) un testo preesistente.

Tenendo presente tutte le problematiche della scrittura di un testo teatrale può convenire far crescere mano a mano la materia secondo questo schema (molti usano questi termini con valore diverso perché questa terminologia viene usata anche nel cinema.

1) IDEA(o TEMA): E’ una frase, lo scopo principale per cui si scrive. (Es. l’ amore di una madre per i figli in “Filumena Maturano” di Eduardo; tre sorelle , per affetto, uccidono gli anziani in “Arsenico e vecchi merletti”…).Conviene scrivere sempre l’ idea sul computer o su un quaderno.

2) FABULA(STORIA, SINOSSI): Contiene il riassunto del soggetto,la storia, gli avvenimenti,l’ intreccio...(poche righe, non più di 30 max 60 cioè mezza o una pagina)

3) TRAMA o SOGGETTO:Contiene, in modo interessante, l’ idea di partenza e la sintesi della storia.
Deve riassumere tutto il lavoro compreso il finale in una pagina con un massimo di tre pagine. Gli eventi possono essere anche montati, non seguire l’ordine cronologico (flash-back, flash-forward)

4) SCALETTA:La scaletta deve specificare in dieci- venti scene per atto tutto ciò che avviene senza dialoghi.

5) PRIMA STESURA (Trattamento):E’ il testo quasi definitivo. Convenire scrivere tutto quello che viene in mente.Il linguaggio deve essere pregnante di significati: deve interessare, emozionare, agitare…

6) SECONDA STESURA (Copione): E’ la revisione della prima stesura(conviene farlo a freddo, cioè almeno un paio di settimane dopo la prima stesura). Se , come si spera, la prima stesura è ampia, bisogna eliminare tutto il superfluo.

7) TESTO TEATRALE LETTERALE : E’ quello editato in una pubblicazione(libro o rivista) e consegnato ai posteri.Molti autori danno alle stampe il lavoro dopo l’ andata in scena(per verificarne la bontà del testo sul palcoscenico e per eventuali modifiche).

Dopo le prime prove di scrittura teatrale è difficile dare suggerimenti pratici perché ogni autore matura un suo personale modo di scrivere(vi è anche chi scrive di getto, senza regole). Per coloro che hanno, per la prima volta, l’ intenzione di scrivere un testo per il teatro si può consigliare ancora di tener presente:

1) IL LINGUAGGIO TEATRALE.
E’diverso da quello narrativo, cinematografico, televisivo(la mimica del volto è visibile in un PPP a cinema e quindi pregnante ma , a teatro, il volto dell’ attore è poco visibile…).

2) STRATEGIA.
L’ autore per evidenziare i propri contenuti deve usare una particolare strategia, finalizzarsi ad un determinato pubblico in quel determinato tempo storico.Oggi sarebbe meno interessante scrivere un testo con le problematiche di un capolavoro come “ Filumena Marturano” perché la legge è cambiata e, forse, anche in virtù del successo del testo di Eduardo.Ma oggi leggere o assistere a “ Filumena Maturano” , ci emoziona,ci fa pensare e ci fa anche capire problemi legati a una società non molto distante, nel tempo, dalla nostra.

3) CONFLITTI.
Deve essere evidenziata la dialettica degli opposti,la lotta tra il bene e il male, ricchezza e miseria, felicità e tragedia, allegria e sofferenza, interessi propri e altrui,sensi di colpa, conflitti interni…

4) INTECCIO (Plot).
Gli intrecci principali e secondari sono molto importanti ma tutto deve essere chiaro.

4 ) PERSONAGGI.
L’ autore può, in genere, parlare solo tramite i personaggi, non può, come il narratore, parlare a proprio nome(non v’è un unico io narrante). I personaggi devono quindi essere “vivi”, interessare, stimolare, emozionare… Ogni personaggio deve avere un particolare carattere e essere inserito in una precisa situazione.Il carattere del personaggio può variare nello sviluppo della storia ed è un bene, in genere, che un personaggio non sia solo positivo o negativo(buono o cattivo) ma abbia una personalità complessa. Conviene non mettere , se possibile, più di quattro , cinque personaggi, altrimenti difficilmente si trova, oggi, chi può mettere in scena un testo con venti attori.
Un personaggio agisce, dice ed è detto (parla degli altri, i quali a loro volta parlano di lui)

5) AZIONE.
(Drama=azione)Il movimento, l’ azione nel cinema, nella narrativa possono essere dati dal passaggio in ambienti diversi, dal seguire ciò che avviene in un treno,in mare,in auto…in teatro si deve lavorare con il linguaggio della staticità scenica (se non si vuole ricorrere a eterolinguaggi tipo cinema o tv e teatro) e l’ azione (drama) deve essere tutta dei personaggi, di ciò che fanno, che hanno fatto, che faranno, di ciò che pensano, di ciò che dicono e che non dicono (e si deve capire)…
I colpi di scena sono molto importanti in un testo teatrale: “Filumena Maturano” inizia con un colpo di scena, poi un’ altro colpo di scena è dato dal cambiamento del punto di vista di Domenico Soriano…

6)-LE DIDASCALIE.
Permettono all’ autore di indicare ciò che avviene in scena(..la bacia…l’ abbraccia…entra da…)oppure suggeriscono il tono del parlato(affettuoso, irato,sorridente…

7) SOTTOTESTO.
Oltre a ciò che dicono i personaggi(dialogo, testo) vi è anche ed è importantissimo un sottotesto, cioè ciò che celano con le parole o che sottintendono o nascondono i personaggi.

8) SCENA MADRE.
E’ la scena centrale, quella più importante per lo svolgimento della trama, più commovente, più piena di tensione, quella su cui s’ impernia l’ intreccio della vicenda e che lo spettatore(o lettore) più facilmente ricorderà per le sue caratteristiche emozionali, tragiche, sentimentali, poetiche...

9) EMOZIONI-La lettura del testo teatrale deve procurarci emozioni:riso, rabbia, gioia, odio, disperazione, tenerezza, affetti, simpatie, critiche, comprensione…

10) SCENA- Sul testo teatrale, se si ritiene, vanno suggeriti al regista determinati effetti di luce, musiche...

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CITAZIONI
1) Creare non è un gioco un po’ frivolo. Il creatore si è impegnato in un’ avventura terribile, che è di assumere su di sé, fino in fondo, i pericoli che corrono le sue creature. (Jean Genet)
2) Vorrei proprio sapere se la gran regola di tutte le regole non è piacere e se un lavoro teatrale che ha raggiunto lo scopo non ha seguito una buona strada. (Moliere)
3) Vedo lo scrittore di teatro come un predicatore laico che spaccia al minuto , in forma popolare, le idee del suo tempo.(Strindberg)
4) La creatività non sta nel trovare nuovi paesaggi, ma nell’ avere occhi nuovi” (Marcel Proust)
5) Il teatro è l’ attività riflessa dell’ uomo su se stesso.
6) Interessarsi ai fastidi degli altri per dimenticare i propri: questo è il teatro che piace al pubblico. Vedere i guai dell’ altro per sentire più a fondo i propri: questo è il teatro che piace alla critica (Sabatino Lopez)
7) E’ bello scrivere perché riunisce le due gioie: parlare da solo e parlare a una folla (Cesare Pavese)

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BIBLIOGRAFIA
AA.VV. - Scrivere il teatro
Livio G - La scrittura drammatica
Mango L. - La scrittura scenica
Cerami V. - Consigli a un giovane scrittore
Fabbri D. - Problema dell’ autore… (Il Dramma n.66/1948)
Fratus T. - Grammatica - Drammaturgia - www.manifatturae.it
AA.VV. - Dal testo alla scena
Bettetini G. - Teatro e comunicazione
De Marinis M. - Capire il teatro - Lineamenti di una nuova teatrologia - Mango A. - Verso una sociologia del teatro
De Marinis M. - Semeiotica del teatro - L’ analisi testuale dello spettacolo

Ulteriori informazioni scrivendo a pasqualecalvino@gmail.com

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COMICO - (COMICITA’)
(voce curata da Pasquale Calvino)

Termine generico in cui vanno comprese tutte quelle sensazioni o sentimenti che hanno per linguaggio emozionale il riso o il sorriso (comicità) e che di volta in volta si differenziano come sentimento umoristico, ridicolo, ironico, satirico,arguto, scherzoso,goliardico, grottesco…
Nella drammaturgia, il genere comico si origina generalmente da avversità,problematiche, conflitti, peripezie, ostacoli… che vengono visti e/o risolti con ottimismo. (v. commedia)
Esistono diversi tipi di comicità teatrale : di carattere, di battuta, di situazione, d’ intreccio…
Come esistono diverse origini del sentimento comico:

1) Comico di superiorità
Si determina quando si produce in noi una sensazione di superiorità rispetto all’ oggetto o personaggio di cui si ride poiché ci riteniamo privi del difetto imputato.(Platone, Hobbes, Freud…)

2) Comico di ripetitività
Avviene quando l’ automatismo imita la vita, ovvero quando manca nel personaggio quella intelligenza, capacità e agilità(di carattere, di spirito…)che la vita richiede.
Un esempio possono essere gli equivoci, i giochi di parole…

3) Comico di libertà
Quando si rompe la monotonia,, la regolarità, l’ uniformità…e non si determina spavento o danneggiamento psicologico. Il comico si identifica con la libertà.(Cicerone,Quintiliano…)

4) Comico di fallimento
Quando si ha uno scopo, si agisce e si fallisce.(es. Totò in “ Miseria e Nobiltà” quando esercitando la professione di scrivano si imbatte in un cliente senza il becco d’ un quattrino)

5) Comico di sollievo
Quando la comicità non pone divieti, limiti, censure…e determina sollievo, liberazione, beneficio.
Mette gli esseri umani sullo stesso piano, evidenziando la fragilità dell’ uomo e la dipendenza della bellezza del corpo e dell’ anima dai bisogni naturali.

6) Comico sociale
Questa forma di comicità presuppone una differenza, un contrasto tra gli esseri umani e i gruppi sociali. La prima differenza, implicita, si ha tra maschi e femmine che hanno, ovviamente, esigenze e appetiti diversi. Poi si ha quella tra ricchi e poveri, tra dotti e ignoranti, tra sazi e affamati…

Il comico è qualcosa di molto complesso per cui, a mio parere, la più bella definizione è quella di Umberto Eco che afferma che quando si risolverà il problema del comico, si sarà risolto il problema dell’ uomo su questa terra..

CITAZIONI
1) Chi a teatro ride, si crede privo del difetto di cui si ride e si sente superiore al personaggio di cui si ride (Platone)
2) La comicità scaturisce alla vista di un difetto altrui, che non ripugna né offende (Aristotele)
3) La comicità è libertà, è ciò che rompe la regolarità e l’ uniformità della vita (Cicerone)
4) Il contrasto tra grandezza e piccolezza determina il comico (Spencer).
5) La comicità si origina dall’ improvviso risolversi nel nulla di una grande aspettazione (Kant).
6) La struttura del riso è la stessa del desiderio, che si determina solo a patto che gli sia continuamente sottratto il suo oggetto (Bataille)
7) La comicità è liberazione dalla paura dell’ autorità (Kris)
8) L’ assurdità comica appartiene alla stessa natura di quella dei sogni (Bergson)
9) L’ umorismo è la parte amara della risata (Eduardo De Filippo)
10) La comicità è un avvertimento del contrario, l’ umorismo un sentimento del contrario (Pirandello)
11) Il motto di spirito risale ad un rapporto con la vita infantile (Freud)
12) La comicità è una disperazione che ride del mondo (Daumal)
13) Il riso ha il potere di dissociazione fisica e anarchica (Artaud)
14) La comicità origina da un contrasto tra la cosa attesa e quella che si presenta. (Lipps).
15) ”Ride, si sapis” (Ridi se sei saggio-Marziale)
16) ”Grande tra gli uomini e di grande terrore è la potenza del riso, contro la quale nessuno nella
sua coscienza trova se munito da ogni parte.Chi ha il coraggio di ridere è padrone del mondo” (Giacomo.Leopardi)
17) “Il tale e il talaltro, ammirati come dei semidei, sono soltanto uomini come me e te” (Freud)
18) Il sentimento del comico nasce dal compiacimento estetico col quale si rileva inaspettatamente il lato debole di un soggetto o un contrasto che rende manifesti un’ imperfezione o un malanno imputabili all’ uomo o alla sorte (A. Momigliano)
19) “Il comico è una faccenda difficile, a capirlo si è risolto il problema dell’ uomo su questa terra” (U.Eco)
20) La comicità è una liberazione dal dolore,dalla repressione, dalla violenza, dal potere; ha la
carica eversiva del gioco e della follia; è vita che si contrappone alla morte, della quale riesce perfino a riderne. (Lino Calvino)

BIBLIOGRAFIA
Ferroni Giulio - Il comico nelle teorie contemporanee - Bulzoni
Bergson H. - Il riso-saggio sul significato del comico - Laterza
Pirandello - L’ umorismo - Newton Compton
Celli Giorgio - La scienza del comico - Calderoni
Forabosco G. - L’ umorismo-il settimo senso - Muzzio Editore
Fioravanti-Spina - La terapia del ridere - Red

Ulteriori informazioni scrivendo a pasqualecalvino@gmail.com

 

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DRAMMATIZZAZIONE
(voce curata da Antonio Magliulo)

Termine composto da una parola greca ed una italiana: dramas e azione e sta ad indicare un’azione riproposta attraverso un’altra azione.
Trattasi di un’attività attraverso la quale, con l’uso o non della parola, viene interpretato un determinato evento, reale o immaginario.
E’ una delle tante forme espressive, che vengono promosse nella scuola ed in altre analoghe comunità culturali, ed è contrassegnata da immediatezza, spontaneità e improvvisazione.
La drammatizzazione viene utilizzata prevalentemente nella scuola dell’infanzia ed in quella primaria, perchè è molto simile al gioco e consente al fanciullo di esprimersi liberamente, dando sfogo alla propria affettività ed emotività, sia attraverso il linguaggio gestuale, mimico e corporeo, che quello verbale.
A differenza della recita, la drammatizzazione è più vicina alla natura psicologica del fanciullo, in quanto i giochi che egli pratica sono caratterizzati da un’accentuata immaginazione; egli si proietta naturalmente nelle proprie fantasticherie e le “vive” calandosi nei panni dei vari personaggi che compongono le storie.
Oggigiorno, si è soliti definire drammatizzazione anche la recita. Si tratta tuttavia di attività distinte, la seconda infatti ha delle regole precise, che attengono al teatro vero e proprio e prevede l’esistenza di un copione e di battute da imparare a memoria e poi presentare al pubblico, salendo in palcoscenico.
La drammatizzazione può fare a meno di tutto ciò e prendere spunto semplicemente da una esperienza quotidiana, che viene elaborata liberamente, affidandosi alla propria creatività mimico-verbale.

 

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LINGUAGGIO TEATRALE
(sintesi curata da Pasquale Calvino)

Prima di tutto dobbiamo distinguere le lingue dai linguaggi.
Intendiamo per lingua (italiana, francese…) un complesso di vocaboli, parole, frasi… che permette ai membri di una comunità, in un dato momento storico, di comunicare tra loro.
Il linguaggio è la facoltà di esprimersi in qualsiasi modo (suoni, segni, gesti, simboli…) e avremo una serie molto ampia di linguaggi (gestuale, simbolico, dei colori, dei fiori, mimico…).
Tra i vari linguaggi, a noi interessa il “Linguaggio artistico” (linguaggio musicale, pittorico, cinematografico, radiofonico, televisivo, letterario, poetico, narrativo, teatrale…).
Molti linguaggi avvengono in una data lingua, ad eccezione del linguaggio della musica, della pittura, scultura, architettura…
Lo stesso linguaggio teatrale presenta vari aspetti: linguaggio della letteratura teatrale, linguaggio teatrale, che è costituito dal linguaggio scenico o della messa in scena e dal linguaggio della ricezione teatrale.
Il linguaggio teatrale letterario si avvale di altri linguaggi (lingua o idioma, linguaggio scritto, dei segni, scenografico, spesso musicale…).
Il linguaggio scenico si avvale del linguaggio gestuale, mimico, coloristico, parlato…
Il linguaggio di ricezione è dato dalla proiezione creativa e critica dello spettatore, il quale si presta alla deconnotazione semantica e diventa fruitore e fine ultimo della rappresentazione.
Per “Linguaggio teatrale” si intende la somma del linguaggio scenico e di quello che percepisce lo spettatore con le conseguenti influenze reciproche.
Possiamo dire che la specificità del linguaggio teatrale è dato dalla coesistenza, in uno stesso luogo, sia dell’ emittente del messaggio teatrale (scena, attore…) sia del ricevente (spettatore) e dalle possibili influenze tra le due parti: comunicazioni, partecipazioni, scambio delle parti…
Per questi motivi il linguaggio teatrale è diverso da quello videoteatrale, ove non può esservi la cooperazione dell’ attore e dello spettatore e non si possono determinare le conseguenze di questa duplice presenza e interazione.
Allora il linguaggio videoteatrale assume altra importanza perché costituisce il documento che resta di quella particolare messa in scena e presenta maggiori possibilità -per mezzo dei movimenti di camera e dei vari campi e piani dell’ inquadratura- di percepire la mimica e la gestualità di un attore. Si differenzia dal linguaggio cineteatrale perché in quest’ ultimo la definizione è maggiore e può essere visto sul grande schermo con maggiore nitidezza.
Per meglio comprendere la specificità del linguaggio teatrale, occorre esaminare i linguaggi delle arti ad esso vicine e notare le differenze.
In un incontro di studiosi dello spettacolo, Billen ebbe a dire: “Il teatro è eloquenza, il cinema movimento, la radio evocazione, la televisione confidenza, confidenza nel tono, nell’ abolizione delle distanze morali e materiali, nello stabilire un contatto diretto con lo spettatore”.
La diretta televisiva possiede come il teatro, la contemporaneità di ascolto, ma non il contatto diretto.
Televisione e cinema possono condividere l’ uso selettivo della camera e il montaggio, ma presentano notevoli differenze sia nella composizione che nella fruizione del messaggio: infatti uno stesso filmato è connotato, da uno spettatore, diversamente dalla visione in un cinematografo, sul grande schermo, e viene recepito diversamente, dallo stesso spettatore, sul piccolo schermo, a casa, nel suo ambiente naturale.
Televisione e radio condividono l’ intimità di ricezione, ma la presenza del visivo acquista un carattere realistico concreto opposto a quello lirico-evocativo del mezzo radiofonico.
Le caratteristiche tecnico-espressive della TV convergono a definirne l’ immediatezza, la spontaneità, l’ attualità, l’ intimità di comunicazione, la partecipazione e il coinvolgimento dello spettatore, diversamente dalla comunicazione scritta che con la sua uniforme e sequenziale linearità, induce il lettore ad atteggiamenti di distacco e di riflessione, pur potenziando l’ attività fantastica.
Perché molti preferiscono il linguaggio audiovisivo a quello letterario?
Gli scrittori debbono usare molte parole per descrivere qualcosa, ad esempio l’ autunno,
l’ arredamento di una stanza, i vestiti e le fattezze dei personaggi; invece, il linguaggio audiovisivo ha descrizioni immediate, inquadrature chiare e rapide, perché sono le immagini prima delle parole a raccontare.
Anche il teatro si serve del linguaggio visivo e uditivo; esso è anche arte retrospettiva, infatti riproduce un’ azione passata presentificandola ad ogni recita. Arte narrativa il cinema perché riproduce un’ azione irripetibile.
L’ angolo visuale, in teatro, è unico. Il cinema e la televisione hanno la possibilità di usare , in funzione espressiva, campi e piani diversi e inoltre hanno il montaggio.
Pur nella sua semplicità tecnica, il teatro ha tuttavia un fascino immenso, che gli deriva dalla sua lunga storia, ma ancor più dalla funzione sociale,politica, pedagogica che si estrinseca con grande realismo, vivida suggestività e grande pregnanza.

BIBLIOGRAFIA
Dondoli Luciano - Arte e Linguaggio - Ateneo & Bizzarri
Bettetini Gianfr. - Teatro e Comunicazione - Guaraldi
AA.VV. - Come comunica il teatro (dal testo alla scena) - Formichiere
De Marinis Marco - Capire il teatro - Usher
De Marinis Marco - Semeiotica del teatro - Bompiani
Mango Achille - Verso una sociologia del teatro - Celebes
Balzelli Pio - Comunicazioni di massa - Feltrinelli
Gola Guido - Elementi di linguaggio cinematografico - La Scuola
Tritapepe Rodolfo - Linguaggio e tecnica cinematografica - EP
Donati Sevara - Linee essenziali di cultura cinematografica - STP
AA. VV.- La critica teatrale (QT) - Vallecchi

Ulteriori informazioni scrivendo a pasqualecalvino@gmail.com

 

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RECITAZIONE
(voce curata da Pasquale Calvino)

Ripetizione a memoria di brani di prosa o di poesia . Secondo l’ uso più comune, la recitazione è l’ interpretazione artistica (vocale e/o mimica) di un personaggio eseguita da un attore.
La recitazione può essere magniloquente,semplice, affettata, sobria, retorica, barocca, seducente, aulica,leziosa,improvvisata…
L’ arte della recitazione muta attraverso i gusti, le mode, le epoche.
Alla base della tecnica elementare della recitazione vi è una suggestiva mimica, un’ ottima capacità respiratoria con una buona dizione, cioè la capacita di far ben comprendere , allo spettatore, ciò che si dice, dando alle parole la giusta accentuazione, il dovuto peso, il necessario coinvolgimento, calore, sapore…
La tecnica della recitazione può essere istintiva oppure dovuta a studio pratico, sempre auspicabile anche negli attori di grande talento naturale. Poiché la tecnica della recitazione (esercizi respiratori, lettura di brani…) è un fatto eminentemente pratico, in teoria può essere interessante approfondire il significato, il piacere, lo scopo del recitare.
Allora dovremo specificare che recitare, oltre al semplice significato di dire a memoria un testo, vuol intendere anche il saper trasportare il mondo, la personalità e il pensiero dell’ autore sul palcoscenico, rendendo vivi e veri i personaggi in modo da procurare un’ emozione estetica allo spettatore.
Compito delicato e difficilissimo perché si tratta di interpretare la vita con la più vasta gamma di esperienza che la stessa offre. Gli attori devono altresì imparare a rimuovere, eliminare qualsiasi giudizio intellettuale in merito al personaggio interpretato; questi va immaginato in termini di emozioni, va compreso psicologicamente, ma mai giudicato.
Gli elementi più importanti dell’attore sono:

1) La voce
2) La gestualità
3) La mimica facciale
4) Gli occhi
5) La mente (stato di calma, sangue freddo, lucidità intellettiva…)

Ogni volta che un attore prepara una scena dovrebbe rispondere a queste domande:

1) Chi sono? Cosa penso?Cosa pensano gli altri di me?
2) Dove mi trovo? Perché mi trovo qui?
3) Cosa voglio raggiungere in questa scena?
4) Come e perché mi muovo, come agisco per raggiungere il mio scopo?
5) Perché lo voglio raggiungere? Quale è il mio fine?

Ciò significa che quando si deve affrontare un personaggio o un’ azione, di cui non si abbia esperienza, ad esempio, un assassinio, ci si deve chiedere: “Se io fossi un assassino e mi trovassi in questa situazione, come mi comporterei e cosa proverei”.
L’ abilità a superare difficoltà o blocchi, durante le recite è importantissima e può essere ottenuta distraendosi mentre si recita o si prova, ad esempio muovendo gli oggetti, pettinandosi…questo porta ad una diminuzione della tensione e gli attori si trovano a recitare le parti in modo più originale .Altra valida tecnica è quella di estraniarsi dal personaggio (v. B. Brecth), in modo “ da vedersi recitare”; quindi man mano che si succedono le prove, l’ attore prima perde gran parte della sua identità per diventare il personaggio, dopo, pian piano, dovrà riprendere la sua identità per convivere con il personaggio (dissociazione schizofrenica dell’ attore).
La conoscenza della psicologia è di fondamentale importanza per l’ attore unitamente alla conoscenza degli uomini reali, con il loro carattere, con il loro modo di fare (conoscere la psicologia del depresso, dell’ ansioso, del paranoico…non significa conoscere il depresso, l’ ansioso con i loro modi di parlare, di muoversi, di gesticolare).
E’ importante conoscere la concezione registico-interpretativa di Stanislavskij, fondata sul realismo psicologico che comporta l’ identificazione dell’ attore col personaggio. Questo sistema allena l’ attore a vivere la sua parte, anziché a rappresentarla, così da eliminare ogni artificio teatrale: i principali meriti sono stati la recitazione “ volta all’ interno” e tale da rivelare capacità espressive fino allora celate, e la nuova importanza dello spettacolo come “ finestra sulla realtà”.
A questa concezione si oppone “l’ effetto di straniamento” ( B. Brecht ), processo per cui l’ attore invece di immedesimarsi, di diventare il personaggio, critica, osserva, descrive, propone al pubblico il personaggio nella sua dialettica.
A tale concezione Brecht fu condotto dalla sua posizione polemica nei confronti del teatro classico, tutto basato sulla immedesimazione tra azione e personaggio, e tra attore, personaggio e pubblico; inoltre ebbe per concezione estetico-politica che fosse giusto e necessario servirsi del teatro, oltre che per divertire e dilettare, anche come mezzo per istruire e far riflettere il pubblico, al quale non è più da proporre l’ illusione scenica, ma la critica, la ricerca, l’ analisi e infine la presa di coscienza.
B. Brecht mette bene in evidenza che la sua rottura con il teatro tradizionale, nel nuovo teatro, dovrà rendere più difficile l’ empatia e la catarsi per cui ogni spettatore soddisfatto della rappresentazione teatrale si fonde con ciò che vede e ne è realmente commosso.
La recitazione in cui si realizzerà l’ effetto di straniamento, sarà quella che, mentre ci permetterà di riconoscere l’ oggetto, ce lo farà sentire estraneo e distaccato.
Gli attori, nel corso dei secoli, hanno avuto differenti valutazioni. Nell’ antica Grecia, data la grandissima importanza del teatro, gli attori erano tenuti in grandissima considerazione, erano pagati dallo stato e usufruivano di singolari privilegi.
Nel ‘600, all’ epoca di Moliere, erano malvisti perché la Chiesa scomunicava i commedianti.
La recitazione ha una funzione artistica,pedagogica, culturale, politica, catartica, terapeutica, liberatoria (abreazione)…
Le operazioni dalle quali nasce una rappresentazione teatrale sono momenti di un processo educativo dotato di una forza o addirittura di una violenza immediata, non riscontrabile nelle altre arti (non si comprende perché non sia materia fondamentale d’ insegnamento nelle scuole elementari, medie e superiori). Questo potere della recitazione e del teatro può efficacemente contribuire a sviluppare la fantasia, l’ impegno creativo, il sentimento del rapporto sociale, la sicurezza del comportamento, la precisione nella comunicazione verbale e gestuale.
Se pensiamo che l’ energia sbrigliata e sperperata inutilmente nella follia proviene in buona parte da un mancato sfruttamento delle nostre forze vive, in particolare dal formidabile capitale psicologico inconscio, comprendiamo pure come grazie alla recitazione e al gioco scenico possa cessare una cascata di attività parassite che fino a quel punto hanno funzionato a vuoto.
Nel Teatro Spontaneo (v. Kantor, recitazione d’ improvvisazione), gli spettatori, per poter usufruire della liberazione catartica non si limitano ad assistere ma recitano e partecipano alla messa in scena. Se vogliono, salgono sulla scena, recitano la loro parte, il loro autore, il personaggio preferito… senza che niente sia stato deciso in precedenza; il testo, la distribuzione delle parti nascono nello stesso momento della messinscena , chiaramente , diversa da sera a sera.
Molti sono i teatranti teorici di cui si dovrebbe trattare (v. relative voci).Citiamo ancora una delle figure fondamentali dell’ antropologia teatrale, il brindisino Eugenio Barba (1935), discepolo di Grotowski e fondatore dell’ “Odin “. Negli spettacoli di Barba, riservati a un ristretto pubblico e basati prevalentemente sulla espressione fisica e sulle capacità di introspezione dell’ attore e del coinvolto pubblico, anche la battuta si evolve in semplice fonema.Gli spettacoli di Barba, non finalizzati alla produzione tradizionale, sono da considerarsi come momenti di una esperienza condivisa., con uno scambio di interessi e aspettative , finalizzata alla trasformazione di se e degli altri.

CITAZIONI
1) “Non si recita per guadagnarsi la vita: Si recita per mentire, per essere quello che non si può essere, e perché si è stufi di essere quello che si è. Si recita nella parte dell’ eroe perché si è vili, nella parte dell’ assassino perché si muore dalla voglia di ammazzare…Si recita perché si ama la verità e la si detesta.” (Sartre)
2) “ Quando vivo non mi sento vivere, ma quando recito, allora sì mi sento esistere” (Artaud)
3) “ Io chiedo all’ attore di avere molta intelligenza; voglio che sia uno spettatore freddo e tranquillo; di conseguenza ne esigo perspicacia e nessuna sensibilità… (Diderot)
4) Mai, nemmeno per un attimo, l’ attore si trasformi completamente nel suo personaggio.
Non rappresentava Lear, era Lear sarebbe un giudizio disastroso. (Brecht)
5) L’ attore non prova il sentimento che esprime. Sarebbe perduto se lo provasse. (Nietzsche)
6) Recitare richiede molto lavoro, ma quando lo sperimentiamo nella recita, allora esso non è più un lavoro: “ A play is a play”, recitare è recitare: recitare è un gioco. ( P. Brook )
7) Quello dell’ attore è un mestiere infantile. Facciamo un gioco tutti insieme; facciamo la recita. (Marcello Mastroianni)

BIBLIOGRAFIA
Molinari C. - L’ attore e la recitazione - Laterza
Mirabella M. - Fare Teatro - Gremese
Boldrini M. - La voce recitante - Bulzoni
Gordon M. - Il sistema di Stanislavskij - Marsilio
Ronconi L. - Lezioni per l’ attore di Teatro - Fiornovelli
Bonaparte L. - La psicologia dell’ attore - Mozzi
Stanislavskij - Il lavoro dell’ attore - Laterza
Malcovati – Stanislavskij - Laterza
Meyerhold - La rivoluzione teatrale - Editori Riuniti
Arruga L. - Il Teatro - Mursia
AA.VV. - Educazione attraverso il teatro - Emme
AA.VV. - Scena Educazione - Eti-Agit
Merli S. - Fare l’ attore - Gremese
Roberto F. - Teatro nella scuola - Elle Di Ci
Maccio C. - L’ animazione dei gruppi - Editrice La Scuola
Veneziano C. - Manuale di dizione - Besa
Napolitano C. - La voce dell’ attore - Guerini
Ceccato Afra - Dizionario ortografico ortofonico - Muzzio
Morrocchesi A. - Lezioni di declamazione - Gremese
Chaikin J. - La presenza dell’ attore - Einaudi
Dal Piai G. - Dizione e fonetica - Usher
Sciaccaluga G. - Laboratorio Teatrale - Editrice La Scuola
Sciaccaluga G. - Il teatro - Editrice La Scuola
Migliorini e coll. - Dizionario d’ortografia e pronuncia - ERI

Ulteriori informazioni in Enciclopedie, Dizionari, Biblioteche, Internet alle voci:
Stanislavskij Konstantin, Brecht Bertold, Actors’ Studio, Appia Adolphe, Craig Gordon, Artaud Antonin, Living Theatre, Grotowski Jerzy, Barba Eugenio, Costa Orazio, Ronconi Luca, Bene Carmelo, D’ Amico Silvio, Fersen Alessandro…

Ulteriori informazioni scrivendo a pasqualecalvino@gmail.com

 

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REGIA
(voce curata da Pasquale Calvino)

La regia teatrale o messinscena è l’ attività artistica e tecnica del regista che dirige e coordina lo spettacolo teatrale nei suoi diversi momenti ed elementi. Attraverso la regia il testo cessa di essere solo opera letteraria per diventare teatro. Prima dell’ avvento della regia, questi compiti venivano svolti o dall’ autore o da un attore, in genere il capocomico.
Solo nell’ ottocento la direzione e il coordinamento dello spettacolo teatrale esce dall’ anonimato e si afferma come funzione importante e autonoma rispetto alle altre che concorrono alla realizzazione dello spettacolo.
Se l’autore teatrale (drammaturgo, commediografo…) è colui che scrive il testo teatrale letterale, il regista è invece colui che organizza la messa in scena di un testo e quindi sceglie gli attori e tutto il personale tecnico-artistico(giustamente i francesi lo chiamano: “ metteur en scène”, ” régisseur”) a cui comunica la sua personale visione di quello spettacolo e con quali mezzi ritiene che si possa raggiungere l’ obiettivo indicato.
La regia teatrale contemporanea inizia a Parigi nel 1887 quando si inaugura il “ Théatre Libre” di André Antoine, il cui credo estetico teatrale era molto vicino al naturalismo zoliano.
Dietro alla “ quarta parete”, che separa gli attori dagli spettatori, i primi devono immedesimarsi realisticamente nei personaggi e quindi tutto(scene, costumi, luci…)deve permettere e sottolineare questa realistica immedesimazione e proposizione del reale.
Dal “ Teatro Libero” di Antoine al “ Teatro d’ Arte” di Stanislavskij sorge e si sviluppa la nuova estetica dello spettacolo, che apre il secolo nuovo, agli inizi del quale Gordon Craig e Adolfo Appia gettano le basi delle loro teorie.
E’ posta innanzitutto in evidenza la figura del regista teatrale quale creatore dello spettacolo(Meyerhold, Copeau, Reinhardt…)
Molti registi diedero alla messinscena un aspetto del tutto nuovo e diversificato tendendo ad improntare le proprie regie a determinate idee, correnti, ideologie, gusti e motivazioni personali(Piscator, Brecht,Pitoèf, Jouvet, Dullin…)
Il Italia i problemi della regia sono stati affrontati da Silvio D’ Amico(al quale, si deve, tra l’ altro la monumentale “ Enciclopedia dello Spettacolo” in oltre dieci volumi), A. G. Bragaglia, R. Simoni, Strehler, Visconti, Costa, Squarzina, De Lullo, Bene, Ronconi…
Tra le tante concezioni della regia teatrale vogliamo ricordare quella importantissima di Stanislavskij, fondata sul realismo psicologico e su un metodo che comporta l’ identificazione dello attore con il personaggio che interpreta. Questo sistema allena l’ attore a vivere la sua parte, anziché a rappresentarla, così da eliminare ogni artificio teatrale. Suoi importanti ed innegabili meriti furono la recitazione” volta all’ interno” che fu in grado di rivelare nuove e preziose capacità espressive e la innovatrice importanza data allo spettacolo teatrale come “ finestra sulla realtà”.
A questo sistema si oppose B. Brecht (1898-1956) con la teoria dell’ “ effetto di straniamento” processo per cui l’ attore invece di immedesimarsi, di diventare il personaggio, propone al pubblico il personaggio nella sua dialettica, nella sua contraddittorietà, recitando in modo non immedesimativo, ma critico, descrittivo, osservativo(recitazione rivolta all’ esterno).
La teoria di Brecht assegna allo spettacolo teatrale non solo una funzione artistica e come mezzo di diletto ma anche una più importante e prevalente funzione didattico- pedagogica, cioè ha il fine di suscitare nello spettatore “ una presa di coscienza”. L’ attore dovrà contemporaneamente recitare e principalmente “ vedersi recitare” per poter capire veramente il bene e il male che determina il suo personaggio e quindi poterlo criticare positivamente o negativamente.
Lo spettatore si renderà cioè conto, tramite la sua presa di coscienza, dei condizionamenti sociali che ha subito, dell’ esistenza di strategie per un ambiguo rapporto tra il bene e il male e soprattutto capirà che tramite questa nuova condizione di conoscenza della realtà che lo circonda(presa di coscienza) egli potrà trasformarsi, avrà la capacità e la possibilità di migliorare se stesso e gli altri.

Molte sono le capacità che deve possedere un buon regista teatrale:
1)Deve avere passione e intuito nella scelta del testo da rappresentare.
2)Deve dare ad ogni attore un personaggio adatto alle sue caratteristiche.
3)Deve selezionare attori che possano lavorare bene insieme ed in modo gratificante .
4)Deve mascherare i punti deboli del testo letterale.
5)Deve ben evidenziare il pensiero dell’ autore, i temi, le idee, i contenuti e tutto ciò che può piacere, interessare, divertire ed educare il pubblico.
6)Deve ampliare la sensibilità dell’ attore aiutandolo a scoprire man mano le radici e la realtà del personaggio che gli è stato affidato.
7)Deve fare in modo che l’ attore agisca prima col pensiero, poi con la mimica del volto e la gestualità del corpo e infine con la parola.
8)Deve conoscere molto bene la storia, gli usi , i costumi e la mentalità dei personaggi in rapporto al luogo dove si svolge la fabula, la storia…
9)Deve fornire una propria personale interpretazione del testo letterale.
10)Essendo il regista a rigor di logica e tranne rare eccezioni, un “ osservatore non partecipe della recitazione”, deve avere la capacità di notare ciò che sfugge agli attori, proprio perché chi recita non si vede recitare…

Data la complessità di tutte queste conoscenze e capacità oggi al regista si affianca, specialmente all’ estero e particolarmente in Germania, una nuova figura “ il dramaturg”, che potrebbe essere tradotto dal tedesco con “ consulente teatrale letterario”.

Vi sono, in pratica, due tipi di regia teatrale:
a)Autoritaria( tipica quella di Laurence Olivier)
b)Democratica(sviluppatasi negli anni più recenti.
Col nascere dei “ collettivi di lavoro”la figura del regista di tipo “ io esigo” è stata, in parte sostituita da una figura più democratica che prende anche in considerazione le osservazioni del gruppo. Poiché il grande Orazio afferma: “ In medio stat virtus”, si ritiene che il miglior modo di fare regia sia quello di realizzare la propria idea ma tenendo anche in debito conto le osservazioni del gruppo.

Per una buona regia è consigliabile praticamente:
1)Dopo di aver assegnato le parti, in modo non definitivo, è bene fare alcune letture a tavolino del testo scelto, favorendo così una graduale compenetrazione (il calarsi) dell’ attore nel personaggio rappresentato secondo la propria sensibilità ma tenendo sempre ben evidente che tutto deve essere finalizzato al raggiungimento della unitaria logica ispiratrice del lavoro teatrale.
2)Durante le prove è bene discutere e chiarire le motivazioni dei personaggi(Stanislavskij)
3)Ultimate le letture a tavolino, è giusto consentire all’ attore di muoversi istintivamente e liberamente sulla scena, logicamente cambiando soluzione qualora si presentassero problemi.
4) Lo studio di un personaggio può essere approfondito autonomamente dall’ attore, per essere verificato poi nel gruppo.
5)Non permettere all’ attore di avere pregiudizi sul personaggio che interpreta, ma fargli sempre chiedere e motivare il perché del suo comportamento.
6)Far dimenticare all’ attore il finale della rappresentazione, in modo da poter recitare momento per momento.
E’ chiaro che i compiti di un regista teatrale sono molto differenti da quelli di un regista cinematografico, televisivo…


DRAMATURG
In tempi recenti, al fine di migliorare lo spettacolo, spesso si affianca al regista teatrale, in modo costante, una nuova figura di intellettuale, consulente teatrale e letterario che in Germania, dove questo ruolo è nato, viene definito“Dramaturg”.
E’ difficile e problematico definire con esattezza i compiti di questa nuova figura professionale(dramaturg, consulente teatrale letterario), i più importanti però spaziano tra:

a)ricercare testi perduti o poco noti in biblioteche, archivi…
b)riadattare testi, riscriverli secondo fini particolari o suoi o del regista
c)Indirizzare il regista alla scelta del testo da mettere in scena o di un particolare adattamento, riduzione, riscrittura…
d)Trasportare, sceneggiare un testo narrativo o di altro genere in un testo teatrale
e)Documentarsi sul testo scelto.
f)Di tanto in tanto osservare le prove teatrali, come aiuto critico per il regista.

Un buon “dramaturg” dovrebbe avere nozioni di psicologia , di letteratura, capacità critiche, poetiche,capacità o esperienze di regia…

Tra i consulenti teatrali italiani del regista(dramaturg) non possiamo non ricordare:
1- Vanda Monaco che da Napoli si è trasferita in Svezia a Goteborg e poi a Stoccolma dove ha fondato un teatro per giovani immigrati: “ Il Tensta”.
2- Renata Molinari che ha collaborato prima con Grotowski per operare poi in Milano.
3- Laura Olivi che dopo i suoi studi su Brecht e il Berliner si è trasferita a Monaco…

Il dramaturg è una figura che sta entrando anche nel cinema.

CITAZIONI
1-L’ arte della regia è l’ arte di proiettare nello spazio quanto il drammaturgo si è limitato a proiettare nel tempo(Appia)
2-La rappresentazione deve essere distanziata e straniante: essa lascia riconoscere l’ oggetto ma, al tempo stesso, lo fa apparire inconsueto.(Brecht)
3-La regia è la parte realmente e specificamente teatrale dello spettacolo.(Artaud)
4-In teatro la vicenda viene interpretata, prodotta ed esposta nel suo insieme:dagli attori, dagli scenografi, dai costumisti, dai truccatori, musicisti. Ciascuno associa la propria arte all’ impresa comune, senza rinunciare con ciò alla sua autonomia(Brecht).
5) Il regista non è un elemento esterno all’ opera teatrale: la sua attività si spinge bene al di là della definizione di una cornice o dell’ illustrazione di un testo. Egli diviene l’ elemento fondamentale della rappresentazione teatrale: la mediazione necessaria tra un testo e uno spettacolo.(…)
Testo e spettacolo si condizionano vicendevolmente, l’ uno facendosi espressione dell’ altro.(Dort)

BIBLIOGRAFIA
1-Szondi-Teoria del dramma moderno
2-Artaud- Il teatro e il suo doppio
3- Zola- Il naturalismo a teatro
4-Pandolfi- Regia e registi nel teatro moderno
5-Grotowski- Per un teatro povero
6-Strehler-Per un teatro umano
7-Bettetini-Produzione del senso e messa in scena
8-De Marinis- Al limite del teatro
9-Ricoeur- Tempo e racconto
10-Rivista “ Primafila” n. 74-giugno 2001(monografia: Il Dramaturg)
11-D’ Amico-La regia(1947)
12-Meldolesi-Fondamenta del teatro italiano
13-Schino M.-La nascita della regia teatrale
14-Artioli U.- Il teatro di regia
15-Perrelli F.-La seconda creazione
16-Alonge,Tessari- Manuale di Storia del Teatro(dal cap.XI:Dal teatro del capocomico al teatro del regista)
17-Mollica-Il teatro possibile
18-AA.VV.-Come comunica il teatro
19-De marinis-Semeiotica del teatro
20-Bettetini, De Marinis-Teatro e comunicazione
21-Meyerhold-La rivoluzione teatrale
22-Mango- Verso una sociologia del teatro
23- Nietzsche- La nascita della tragedia
24-Chaikin-La presenza dell’ attore (appunti sull’ Open Theater)
25-Malcovati-Stanislavskij
26-Gordon-Il sistema Stanislavskij
27-Toriano- Introduzione alla regia
28-Livio-La scrittura drammatica
29-Angelini-Teatro e spettacolo nel primo novecento
30-Alonge, Davico Bonino- Avanguardie e utopie del teatro
31-Alonge- Il teatro dei registi
32-Mara-Regie teatrali
33-Schino- La nascita della regia teatrale
34-Perrelli-Fondamenti della regia teatrale
35-Artioli-Il teatro di regia

Scuola e teatro:
AA.VV.-Scena Educazione(per un rapporto tra scuola e teatro)-ETI
AA.VV-Educazione attraverso il teatro
Maccio-L’ animazione dei gruppi
Roberto F.- Teatro nella scuola
Catalano,Monno-Scuola e teatro
Quintavalle, Volpi-Drammatizzazioni per un anno
Veneziano-Manuale di dizione, voce e respirazione
Dal Piai-Dizione e fonetica
Gallarini-Palcoscenico e dintorni
Magni-Il teatro,come nasce,come si fa, come si può fare-
Sciaccaluga-Il teatro
“ - Laboratorio teatrale
Ceccato- Dizionario ortografico ortofonico
Marrocchesi-Lezioni di declamazione e d’ arte teatrale
Migliorini, Tagliavini, Fiorelli-Dizionario d’ ortografia e di pronuncia

Per la regia cinematografica, televisiva:
1-Tritapepe-Linguaggio cinematografico e televisivo
2-Natta- Il linguaggio dell’ immagine
3-Solarini-Per fare televisione
4-AA.VV.- Il mestiere di regista
5-AA.VV.-Quella parte del cinema chiamata televisione
6-Prandstaller-Professione regista
7-Marner- Grammatica della regia
8-Mazzanti-L’ illuminazione in televisione
9-Millerson-Metodi di illuminazione TV
10-Pelosi-Cinematografia professionale

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